Cita da
A-walk su 15 Novembre 2021, 21:10
Cita da briciolablu su 12 Novembre 2021, 06:44
È un libricino piccolo piccolo, ma secondo me prezioso.
Pennac ne ha scritti tantissimi.
Questo sancisce a mio parere i dettami di persone che si incontrano ed imparano a conoscersi, cercando di comprendere l'altrui vissuto calzandone i panni.
Una fiaba per i bimbi che sopravvivono nei corpi adulti.

Mentre leggevo questa storia, mi è venuto in mente un verso di una poesia di Francois Villon, in effetti, è tutta la prima strofa che mi piace e, in questi giorni, ho cercato il piccolo libro di Stampa Alternativa con il “Lascito”, non sono riuscita a trovarlo e così sono andata a recuperare la prima strofa su wikipedia:
«L'anno quattro cento cinquanta sei
Io, François Villon, studente (...)
Nel tempo che di sopra ho rammentato,
verso Natale, la morta stagione,
quando di solo vento i lupi vivono
e quando ognuno se ne sta a casa
per il gelo vicino al tizzone...»
Il verso è “quando di solo vento i lupi vivono”. Non me la sento di raccontare i motivi per cui sono così legata a questo singolo verso, non qui.
Ma mi frullava in testa, mentre leggevo il racconto di Pennac, davvero molto bello.
“Quando di solo vento i lupi vivono”, quindi, quando appunto vivi con un solo occhio, perché è meglio non guardare, perché non c’è nulla da guardare; quando non ci sono sguardi da sostenere o che ti sostengono.
Conoscersi significa raccontarsi, ma abbiamo ancora voglia di raccontarci e di conoscerci “quando di solo vento i lupi vivono”? Forse dovremmo ricominciare.
Grazie per il consiglio “libresco”.
Cita da briciolablu su 12 Novembre 2021, 06:44
È un libricino piccolo piccolo, ma secondo me prezioso.
Pennac ne ha scritti tantissimi.
Questo sancisce a mio parere i dettami di persone che si incontrano ed imparano a conoscersi, cercando di comprendere l'altrui vissuto calzandone i panni.
Una fiaba per i bimbi che sopravvivono nei corpi adulti.

Mentre leggevo questa storia, mi è venuto in mente un verso di una poesia di Francois Villon, in effetti, è tutta la prima strofa che mi piace e, in questi giorni, ho cercato il piccolo libro di Stampa Alternativa con il “Lascito”, non sono riuscita a trovarlo e così sono andata a recuperare la prima strofa su wikipedia:
«L'anno quattro cento cinquanta sei
Io, François Villon, studente (...)
Nel tempo che di sopra ho rammentato,
verso Natale, la morta stagione,
quando di solo vento i lupi vivono
e quando ognuno se ne sta a casa
per il gelo vicino al tizzone...»
Il verso è “quando di solo vento i lupi vivono”. Non me la sento di raccontare i motivi per cui sono così legata a questo singolo verso, non qui.
Ma mi frullava in testa, mentre leggevo il racconto di Pennac, davvero molto bello.
“Quando di solo vento i lupi vivono”, quindi, quando appunto vivi con un solo occhio, perché è meglio non guardare, perché non c’è nulla da guardare; quando non ci sono sguardi da sostenere o che ti sostengono.
Conoscersi significa raccontarsi, ma abbiamo ancora voglia di raccontarci e di conoscerci “quando di solo vento i lupi vivono”? Forse dovremmo ricominciare.
Grazie per il consiglio “libresco”.